sabato 11 dicembre 2010

È ancora necessaria oggi la sperimentazione animale?

La ricerca biomedica ha da sempre utilizzato gli animali per sperimentare nuove tecniche chirurgiche, osservare l’evoluzione delle malattie su organismi animali per comprendere meglio i meccanismi di attacco sul corpo umano e testare nuovi medicinali.
Nonostante i grandi progressi della medicina molti, anche all’interno della comunità scientifica, hanno cominciato ad avere dubbi sulla effettiva utilità di tutti gli esperimenti eseguiti e sulla legittimità di sfruttamento degli esseri viventi.
Molti altri scienziati autorevoli si battono per un maggior rispetto degli animali, ritenendo la sperimentazione in alcuni casi necessaria.

Le Ragioni Favorevoli

All’interno della Comunità Scientifica chi sostiene l'utilizzo della ricerca sugli animali, afferma che senza quest'ultima oggi non si sarebbe in grado di curare molte malattie e non esisterebbero molti dei farmaci attualmente in commercio.
Tutti i premi nobel per la medicina viventi, infatti, hanno ammesso che la ricerca medica ha tratto innegabili vantaggi dall'uso di animali in laboratorio.
La tecnica del gene targeting (Mario Capecchi, Martin Evans e Oliver Smiethiers), ad esempio,  è utilizzata per oggi dai ricercatori di tutto il mondo per "costruire" topi con mutazioni inserite nei geni. Il ricercatore può selezionare sia quale gene mutare sa come. Queta tecnologia sta assumendo importanza anche sugli studi sul cancro, su moltissime malattie e nell'ambito della medicina clinica.

 La sperimentazione animale ed i suoi meriti sono stati esaminati da uno studio britannico intrapreso dal comitato Weatherall, commissionato dalla Royal Society, dal Medical research Council, dal Wellcome Trust e dalla Academy of Medical Sciences, ha individuato forti motivazioni sia scientifiche che morali per le sperimentazioni condotte sulle scimmie ai fini della ricerca.
Immagine da google
Sir David Weatherall, ex genetista dell'Università di Oxford e autore principale della relazione, ha dichiarato che in certi casi il ricorso a primati non umani rimane l'unico modo per rispondere a domande scientifiche importanti, in quanto altri animali quali i topi non sono sufficientemente affini agli umani.
«Esiste una ragione scientifica alla base della ricerca attenta e scrupolosamente disciplinata condotta su primati non umani, per lo meno per il prossimo futuro, a condizione che continui a essere l'unica possibilità di risolvere importanti questioni scientifiche e mediche e che permangano gli standard elevati di benessere», ha dichiarato.
Il comitato ha inoltre affermato che tre patologie, quali la malaria, l’AIDS e la tubercolosi possono essere fronteggiate al meglio attraverso vaccini che possono essere sviluppati e convalidati in termini di sicurezza solamente ricorrendo alla sperimentazione sulle scimmie.

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Silvio Garattini, scienziato e direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, spiega:
“Non vi è oggi altra possibilità che l’impiego degli animali se si vogliono avere a disposizione modelli di malattie umane su cui saggiare nuove forme di terapia.
Se guardiamo alla storia della medicina troviamo che ogni scoperta significativa che ha dato risultati pratici anche per l’uomo è passata attraverso l’impiego di animali. Non avremmo oggi vaccini, farmaci chirurgici e gli stessi trapianti d’organo se non vi fosse stata precedentemente un’adeguata sperimentazione animale”. (articolo da www.focus.it)



Le Ragioni Contrarie

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Secondo gli antivivisezionisti la sperimentazione animale oltre a non servire in alcuni casi avrebbe addirittura rallentato il progresso medico.
I casi di sperimentazioni errate, infatti, sono numerosi.
Si può citare, ad esempio, il caso Talidomide. Quest’ultimo è un farmaco che fu venduto negli anni ‘50 e ’60 come sedativo, anti-nausea, rivolto in particolar modo alle donne in gravidanza. Venne ritirato dal commercio alla fine del 1961 in seguito alla scoperta della teratogenicità di uno dei suoi componenti. Le donne trattate con talidomide davano alla luce neonati deformi.
Nel 1973 lo spray Isoproterenol uccise migliaia di asmatici.
Entrambe i farmaci erano stati messi in commercio dopo le prove sugli animali che avevano dato risultati negativi.
Nel 2009 il medicinale Mediator per la cura del diabete e l’obesità venne ritirato dal mercato perché avrebbe provocato in Francia tra i 500 e i 1000 morti.
Altre sostanze come ad esempio il fumo, l’amianto, l’arsenico, benzene e lana di vetro risultano innocue per gli animali ma dannose per l’uomo.
Da qui nasce il problema della generalizzabilità dei risultati ottenuti: se nessuna specie animale è paragonabile del tutto all’uomo questo significa che la sperimentazione finale avviene su quest’ultimo rendendo vano il sacrificio di milioni di animali.
Inoltre, lo stress cui sono sottoposti gli animali da laboratorio invaliderebbe i risultati degli esperimenti rendendoli inattendibili. Questo spiega perché uno stesso esperimento effettuato su animali della stessa specie ma in laboratori diversi dà spesso risultati differenti.
Infine, i test effettuati sugli animali garantiscono la copertura legale alle case farmaceutiche tutelandole in caso di effetti nocivi sull’uomo del nuovo farmaco immesso nel mercato.
Umberto Veronesi, ricercatore, medico ed oncologo, dedica nel suo libro "Una carezza per guarire", un importante capitolo alla sperimentazione animale. Egli, fortemente contrario alle violenze ed alle aberrazioni sugli esseri viventi dotati di un sistema nervoso e quindi in grado di percepire il dolore e la sofferenza, sottolinea la necessità di assumere un comportamento etico verso gli animali. Ha sostenuto che esistono oggi metodi alternativi, prendendo quindi posizione contraria verso la sperimentazione sugli animali da laboratorio, che dovrebbero essere limitate al minimo; ha difeso energicamente i diritti degli animali, predicando, tra le altre cose, come una dieta vegetariana sia la migliore per preservare il nostro organismo da malattie e disfunzioni.
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Come Veronesi. altri illustri scienziati, medici e studiosi si sono schierati con gli animalisti per pubblicizzare invece molte altre forme alternative utili al progresso nella ricerca scientifica, medica, farmacologica. Ricordiamo per esempio Margherita Hack, astrofisica e divulgatrice scientifica, che si è recentemente attivata in seguito alla neo normativa europea rispetto alla sperimentazione animale, diffondendo una petizione contraria a quest'ultima e schierandosi dalla parte degli animali.





1 commento:

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